I sistemi simbolico culturali

I sistemi simbolico culturali sono gli impianti complessi e organici con cui rappresentiamo la realtà e la categorizziamo, in riferimento a diversi tipi di codici o di linguaggi. Essi organizzano le forme della conoscenza ( linguaggi, scienze, arti … )

La mente dei bambini cresce e progredisce per mezzo della rappresentazione della realtà e della costruzione i rapporti fra le diverse rappresentazioni.
Il, pensiero del bambino, come quello dell’uomo, pone le sue basi su queste capacità rappresentative.
Il processo che determina il passaggio dalla realtà alla sua rappresentazione è la simbolizzazione.
I simboli con i quali ci rappresentiamo la realtà ci permettono di ordinarla, classificarla, categorizzarla. Essi costituiscono la categorie sulle quali si basano i concetti e che vengono messe in relazione tra di loro per la formazione dei ragionamenti e la comunicazione con gli altri.
I simboli sono gli elementi indispensabili per questa comunicazione, poiché l’emittente ed il ricevente per trasmettere e/o comprendere un messaggio devono utilizzare li stecco codice, la stesso sistema simbolico culturale.

Nell'età della scuola dell’infanzia si sviluppano le basi della simbolizzazione fino alla capacità di avvalersi, sia in termini di fruizione che di produzione, di sistemi di rappresentazione riferibili a diversi tipi di codici.

I sistemi simbolici raccolgono ed ordinano complessi di significati culturalmente e storicamente determinati che trasmettono informazioni diverse in funzione dei mezzi di comunicazione e di espressione loro proprie, e permettono di costruire rappresentazioni e descrizioni in grado di restituire aspetti significativi della realtà. Inoltre, consentono di mediare il rapporto con il mondo attraverso un attivo scambio di significati e di transizioni fra le diverse prospettive personali, grazie all'impiego del linguaggio nelle forme definite dalla cultura di appartenenza e alla possibilità concessa a ciascuno di poter svolgere ed esprimere il proprio individuale modo di pensare e di essere.
In quanto forme di organizzazione della conoscenza adulta (linguaggi, scienze, arti), essi sono punti di forte riferimento per l'insegnante e, di conseguenza, costituiscono anche componenti fondamentali della sua preparazione: infatti, soltanto se è in grado di controllarne direttamente i contenuti e di apprezzarne il valore egli può avvicinare positivamente ad essi i bambini e disporre dei quadri di competenza necessari per intervenire adeguatamente sullo sviluppo delle loro capacità, aspirazioni e tendenze, attraverso l'organizzazione di attività didattiche specifiche.

I sistemi simbolico - culturali offrono al bambino gli strumenti ed i supporti (modi di operare e di rappresentare, concetti, teorie) necessari per raggiungere sempre più elevati livelli di sviluppo mentale. Essi, inoltre, definiscono contesti di esercizio rivolti allo sviluppo di una pluralità di forme di intelligenza in cui si manifestano forti variabilità individuali. Pur ammettendo una certa relativa indipendenza fra i diversi settori considerati, si deve richiamare la connessione esistente, in ogni sistema, tra il conoscere, il capire, l'intuire, il sentire, l'agire e il fare, e tenere presenti le interrelazioni esistenti fra di loro e fra le forme di intelligenza che ad essi ineriscono.

Continuità
L'identità culturale del bambino, che la scuola dell'infanzia è chiamata ad assumere come dato fondamentale di riferimento della sua progettualità, si sostanzia di un complesso intreccio di influenze. Le modalità dello sviluppo personale, inoltre, presentano dinamiche evolutive che possono non corrispondere ai passaggi formali fra le diverse istituzioni educative. Ciò esige, da parte della scuola, la capacità di porsi in continuità e in complementarità con le esperienze che il bambino compie nei suoi vari ambiti di vita, mediandole culturalmente e collocandole in una prospettiva di sviluppo educativo.
Occorre, pertanto, prevedere un sistema di rapporti interattivi tra la scuola materna e le altre istituzioni ad essa contigue, che la configura come contesto educativo e di apprendimento saldamente raccordato con tutte le esperienze e conoscenze precedenti, collaterali e successive del bambino. E' quindi necessario prestare attenzione alla coerenza degli stili educativi e dar luogo, in base a precisi criteri operativi e in direzione sia orizzontale che verticale, a raccordi che consentano alla scuola di fruire, secondo un proprio progetto pedagogico, delle risorse umane, culturali e didattiche, presenti nella famiglia e nel territorio, e di quelle messe a disposizione dagli enti locali, dalle associazioni e dalla comunità. Appare, poi, pedagogicamente utile concordare modalità di organizzazione e di svolgimento delle attività didattiche e praticare scambi di informazioni e di esperienze fra i livelli immediatamente contigui di scuola, nel rispetto delle reciproche specificità.
Risultati concreti di raccordo possono venire perseguiti mediante le programmazioni educative e didattiche, il confronto e la verifica istituzionalmente preordinati fra i vari operatori professionali e fra questi e i genitori, l'organizzazione dei servizi ed il rapporto organico fra le scuole e le istituzioni del territorio. Fra le condizioni essenziali per promuovere una effettiva continuità si evidenziano l'attenzione da riservare, in stretta collaborazione con le famiglie, all'accoglienza dei bambini, all'osservazione sistematica del comportamento, alla equilibrata formazione delle sezioni, alla flessibilità dei tempi, alla predisposizione degli spazi ed alla scansione delle attività. Ugualmente opportuni possono essere i momenti di interazione con gli educatori dell'asilo nido, volti a predisporre occasioni di incontro e comuni modalità di osservazione del comportamento dei bambini. Una particolare cura richiede la continuità con la scuola elementare, finalizzata al coordinamento dei curricoli degli anni ponte, alla comunicazione di informazioni utili sui bambini e sui percorsi didattici effettuati, alla connessione fra i rispettivi impianti metodologici e didattici ed alla eventuale organizzazione di attività comuni. Uno strumento importante per realizzare queste prospettive è la programmazione coordinata di obiettivi, itinerari e strumenti di osservazione e verifica, accompagnata da momenti condivisi di formazione per gli insegnanti dei due gradi di scuola.

La scuola italiana, ad iniziare dalla scuola dell’infanzia, che pone le basi stesse di ogni successivo sviluppo, rappresenta la sede opportuna in cui avviare i bambini alla loro crescita in identità, autonomia, conoscenze e competenze di livello qualitativamente più elevato in rapporto alla loro età ed alle loro condizioni di partenza.


Identità intesa come consapevolezza di sè, da incentivare in maniera prioritaria, autonomia come capacità di autoregolarsi ed autoguidarsi e
competenze come insieme di strumenti conoscitivi e d’indagine.
Competenze quindi che arricchiscono l’autonomia e all'interno della quale può svilupparsi ulteriormente l’identità.

Finalità della scuola, qual è configurata dagli Orientamenti, è quella di porgere al bambino gli aiuti ed i supporti a lui necessari per rendersi " costruttore di sé ".
E’ infatti questa la capacità di base che io rende soggetto consapevole e attivo all’interno della attuale società multietnica e multiculturale.

Uno dei caratteri che più contraddistinguono il nuovo modello di scuola dell’autonomia è l’importanza attribuita all'esperienza della "costruzione".
Accantonata la tendenza pedagogica di tipo trasmittivista, in cui il fanciullo avrebbe un ruolo subalterno rispetto all'insegnante, ora egli assume il ruolo di carattere costruttivo. Egli, in costante riferimento con l’insegnante, deve apprendere, "costruire" le proprie conoscenze ed esperienze, in modo da impadronirsi di quegli strumenti che si ritengono adeguati per una decodificazione e interpretazione corretta di sé e della realtà esterna.

La complessità che caratterizza la nostra società, la presenza di numerosi linguaggi e la massiccia presenza di stimoli, richiedono che l’insegnante sia in grado di mettere il bambino in condizione di poter iniziare a padroneggiare tutti i tipi di rappresentazioni simboliche, senza le quali non è possibile un'efficace capacità di discriminazione.
Studi recenti sullo sviluppo mentale, hanno messo in evidenza l’estrema plasticità cerebrale nell'età che va dalla nascita fino ai 10/12 anni e soprattutto nei primi sei anni di vita.

E' in questa età che si sviluppa la simbolizzazione fino alla capacità di avvalersi, sia in termini di fruizione che di produzione, di sistemi di rappresentazione riferibili ai vari tipi di codici figurati e non, mimico gestuali, verbali e sonori.
E' ormai opinione condivisa che lo sviluppo mentale non dipenda tanto dallo sviluppo biopsichico dell’individuo, quanto da esperienze d'apprendimento ben strutturate e sempre più organizzate sul piano logico.

I sistemi simbolici svolgono una funzione determinata, infatti raccolgono e ordinano complessi di significati storicamente determinati, trasmettono informazioni diverse in funzione dei mezzi di comunicazione loro propri.
E' il possesso dei sistemi simbolico - culturali che stabilisce il rapporto tra il mondo e la sua conoscenza. e, delineando anche contesti di esercizio, rappresentano strumenti da considerarsi come amplificatori di quelle intelligenze, che compongono la nostra intelligenza una-multipla: corporeo cinetica, linguistica, logico- matematica, spazio-temporale, musicale e personale.
Le capacità di simbolizzazione si generano fin dai primi mesi di vita e sono di carattere mimico gestuale;. Anche se sono di carattere prevalentemente gestuale e prassico, tuttavia, ben presto, il bambino apprende a codificare i suoi gesti e le sue azioni in simboli e ad organizzare questi nei sistemi convenzionali: linguistico, numerico, musicale, mediale.
Nell’età della scuola dell’infanzia materna avvengono le prime rappresentazioni attraverso immagini " standard ", quindi a carattere simbolico- iconico. L'acquisizione contemporanea di questi due sistemi rende possibile una fase caratterizzata da una prima forma di rappresentazione astratta astratta ( es.come il riconoscimento di un’automobile dal suo stemma).
Si tratta di una simbolizzazione di tipo logico, preconcettuale che sollecitai e orienta i il bambino a tentare collegamenti, a collegare con altri sistemi attraverso nuove relazioni.
Gradualmente si può avviare il fanciullo al riconoscimento e all’elaborazione dei fondamenti simbolici nei quali è costruita la nostra stessa civiltà.
I sistemi simbolici funzionano come linguaggi, ai fini della comprensione, sistemazione e organizzazione della cultura. Abbiamo i sistemi simbolici alfabetico e numerico che sono utilizzati e utilizzabili in tutte le discipline e non solo in lingua e matematica. Per questo motivo l’alfabetico e il numerico sono i sistemi simbolici più importanti nel processo di formazione cognitivo e culturale.
Abbiamo sistemi simbolico-culturali, e relativi linguaggi, specifici di altre discipline. Ci riferiamo in particolare, ai sistemi gestuale, motorio, iconico, pittorico, architettonico, plastico, musicale, fino a quelli, più avanzati, delle scienze informatiche, neurologiche, astronomiche, mediali. Si tratta per lo più di linguaggi multipli in cui vengono combinati sistemi di simboli diversi. Ad es. il linguaggio simbolico mediale è costituito da gesti, immagini, suoni, colori, parole, numeri. Tali sistemi vengono definiti multimediali e attualmente vengono diffusi in modo rapido e capillare dai mass-media, in particolare da Televisione ed Internet.
Per individuare percorsi idonei all'apprendimento e all’utilizzazione dei sistemi simbolici l’insegnante dovrà innanzitutto compiere osservazioni sistematiche come prescritto dagli orientamenti per rapportarsi ad ogni allievo in modo da mettere a frutto risorse a superamento delle sue carenze. La consapevolezza di tutto questo è un fattore di base della progettualità dell’insegnante, che deve analizzare le informazioni raccolte nell’interazione coi bambini e nelle relazioni degli allievi fra di loro e di ciascuno con l'ambiente. Dopo aver condotto l'analisi della situazione specifica della scuola, della sezione e di ciascun allievo noi insegnanti procederemo ad individuare gli obiettivi che gli allievi possono raggiungere attraverso l'azione didattica. Dovremo. a tale scopo, far riferimento alle finalità educative fissate dagli orientamenti, in modo da elaborare proposte funzionali all'apprendere dei bambini singolarmente e come membri dei gruppo sezione o dei gruppo-classe.
Gli obiettivi sono fissi e immutabili, ma funzionano da indicatori di potenziali mete, così che, flessibilmente, rendano possibile il miglior percorso dell’attività educativa e didattica, organizzata per "campi di esperienza educativa". Questi vanno intesi come diversi ambiti del fare e dell'agire dei bambino. Agli insegnanti spetta il compito di ricercare gli obiettivi da attivare all'interno delle situazioni che si vengono a determinare. Ne consegue che le ipotesi degli interventi educativi saranno commisurate alle capacità, alle esigenze, agli interessi dei bambini, in breve al loro costante sforzo di interagire con gli altri e di servirsi della loro mediazione per ricercare scoprire, inventare insieme le soluzioni più valide in cui si imbattono.
Nella programmazione didattica i contenuti saranno individuati in rapporto alle esperienze e alle conoscenze di cui già il bambino è in possesso. Non ci si dovrà arrestare ad essa, bensì si dovranno individuare e proporre quelle attività, che li motiveranno verso il conseguimento di obiettivi via via di maggiore spessore sociale e culturale.
Ecco perchè l'apprendimento assumerà rilevanza formativa soltanto se "anticiperà" il naturale sviluppo dei fanciullo agendo così in quell'ambito denominato da Vigotsky zona dello sviluppo prossimale,", che rappresenta lo spazio tra ciò che il bambino sa già fare e ciò che potrebbe fare. Le attività didattiche saranno orientate a sollecitare lo sviluppo delle capacità di simbolizzazione. Capacità che il bambino già fra i due e i cinque anni dimostra di saper costruire sviluppando in sé la capacità di apprezzare e, creare esempi di linguaggio come frasi- racconti, di simbolizzazione bidimensionale come i disegni, di simbolizzazione tridimensionale come la manipolazione della creta, di simbolizzazione gestuale come la danza, musicale carne il canto o di drammatizzazione attraverso forme di recitazione.
Tra le attività che meglio si prestano a favorire lo sviluppo delle capacità di rappresentazione simbolica il gioco ha un ruolo di grandissima importanza.
In tutte le sue forme di finzione, di immaginazione, di identificazione, il gioco rappresenta sicuramente un ambito privilegiato dell’apprendere e dell’apprendere ad apprendere.
Nel gioco si imitano gli altri bambini e gli adulti, si assumono ruoli diversi, si sperimentano comportamenti ed emozioni, si fa uso flessibile e articolato dei linguaggi, si pongono a confronto desiderio e realtà, immaginazione e dati di fatto, attese e possibilità effettive.
Illi gioco, organizzato in forme sia individuali che di gruppo, attiva le strategie mentali di problematizzazione di ogni esperienza e conoscenza, di ricerca o costruzione di rapporti e relazioni fra le conoscenze apprese o per esperienza o per informazione, avviandone l'organizzazione in mappe mentali.
Il gioco attiva le strategie di scoperta dei percorsi di possibili soluzioni delle situazioni problematiche con formulazione di ipotesi, infine, di sperimentazione della validità delle ipotesi attraverso il confronto. Risulta allora meglio comprensibile il ruolo dei gioco al fine di sviluppare una mente creativa, dinamica e aperta al nuovo. Il piano prassico della logica che presiede ai sistemi di rappresentazione simbolico- culturali è la componente fondamentale della preparazione dell'insegnante. Pur consapevole di una certa relativa indipendenza fra i sistemi occorre però tener presente la connessione esistente, in ogni sistema tra il conoscere, il capire, ]"intuire, il sentire, l’agire e il fare e tenere presenti le interrelazioni esistenti fra di loro e fra le forme di intelligenza che ad essi ineriscono. L'insegnante che acquisisce il possesso di un elevato grado di competenze nella utilizzazione dei sistemi simbolico- culturali è in grado di compiere un'efficace attività di mediazione, sostenendo il fanciullo nei proprio percorso attraverso il quale egli si renderà capace di cercare di ricostruire un fatto, quale che sia il linguaggio usato, di rappresentarlo o di trasformarlo; un fatto, ma anche un oggetto, una situazione, una sua ipotesi, un suo stesso sentimento. Poichè la cultura è raccolta di significati, ordinata in sistemi secondo diversi tipi di codici simbolici, Ooccorre porre a disposizione dei bambino un intero sistema di interpretazioni alle qualicui egli possa attingere nei tentativi di capire il significato delle esperienze che compie.

La mediazione metodologica dell’insegnante sarà tanto più efficace quanto più egli porrà attenzione a come vengono trattati gli argomenti. Le esperienze condotte dimostrano che un modo funzionale è l'interazione tra i fatti della vita, l'esperienza che di volta in volta i bambini ne possono fare, le conoscenze che individualmente o in gruppo vengono da loro elaborate.
Occorre che l’insegnante impari a riconoscere quali, tra i modi esplorativo, manipolativo e , riflessivo di trattare uno stesso argomento, ppuò ossa più essere efficace per ogni determinata attività didattica.a far sì che i bambini utilizzino le strategie cognitive e/o operative che, di volta in volta, essi devono impegnare per "'aggiustare' i loro sforzi e la loro attenzione.
E’ necessario perciò determinante promuovere, già nella scuola fin dell’’infanzia nei bambini, lo sviluppo della capacità di riflettere sui propri modi di apprendere, pensare, progettare.
imparare allora significherà iniziare a riuscire a gestire i tanti momenti della propria esperienza sovrapponendo all’osservazione e all’interazione "immediata" i momenti di modellizzazione mediata. L'insegnante, attraverso la sua mediazione, dovrà saper offrire paradigmi interpretativi, punti di riferimento per aumentare e migliorare la qualità delle interazioni indispensabili per una maggiore possibilità di creare ponti, mappe e reti concettuali. Solo così è possibile sia stimolare dall’interno il bambino verso livelli di sviluppo emotivo, cognitivo e relazionale sempre più qualificanti sia renderlo consapevole delle interazioni che può instaurare. In questo modo gli si porgerà aiuti concreti all’acquisizione di quelle competenze che lo renderanno maggiormente autonomo, nello sviluppare e ridefinire, in modo ulteriore, la propria identità e la propria stessa autonomia cognitiva e comportamentale.

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